L’uomo ha iniziato le sue immersioni in ambiente subacqueo per scopi di lavoro o militari; col tempo le possibilità che si prospettavano, ma che i limiti impostati dalla inattività respiratoria negavano, stimolarono gli studiosi ad interessarsi alle immersioni.

Solamente intorno al 1800 scienza e tecnica si avvicinavano realmente a riconoscere ed affrontare quei problemi di fisica e fisiologia le cui possibilità dell’uomo in immersione sono collegate e condizionate. L’attività dell’uomo, però, è sempre stata lavorativa oppure rivolta a fini scientifici o militari; negli anni ’50, infatti, i studiosi furono impreparati a fornire soddisfacenti spiegazioni ovunque l’uomo, spinto dalla necessità o dallo spirito agonistico dei primi atleti, realizzerà prestazioni eccezionali.

L’industria che si occupa dell’equipaggiamento del subacqueo perfeziona la sua produzione offrendo a tutti, possibilità inattese e l’immersione attrae, sempre più numerosi nuovi appassionati. Dalla Marina Militare giunge il termine “sommozzatore” per indicare il subacqueo che s’immerge in situazione di respirazione. L’uso comune, la consuetudine, adotteranno il termine “subacqueo” per indicare l’uomo acquatico in genere e quello di “apneista” per indicare colui che s’immerge in apnea, cioè in arresto respiratorio.

Nel 1948 fu organizzata la prima manifestazione agonistica, una gara di tecnica subacquea ed i primi corsi per l’insegnamento dell’immersione in apnea e con autorespiratori ad ossigeno. Nel 1949, invece, l’organizzazione consentì di realizzare il primo campionato nazionale di pesca subacquea, cui faranno seguito competizioni di nuoto pinnato.

Da allora l’insegnamento di queste discipline sportive e l’agonismo si perfezionano e si diffondono rapidamente, raramente notato nell’evoluzione iniziale di altri sport. Un nuovo mondo, tutto per loro, si offre agli appassionati che si dedicano a diverse attività, in quanto in ognuna di esse, si sentono a buon diritto dei nuovi “conquistatori”. Da queste originarie imprese, però, non sempre razionali o condotte con serietà, hanno origine, per le possibilità percepite dagli studiosi, le ricerche di biologia marina, la speleologia e l’archeologia praticate sott’acqua.

Lo sport, inconsapevolmente, si è assunto il compito di divulgare la conoscenza su queste insospettate possibilità dell’uomo: in questo modo l’umanità si è preparata alla scoperta e alla conquista del mondo sommerso. Verso gli anni ‘60 la tecnica e la scienza si rivolgono definitivamente ai problemi dell’ingresso nel nuovo mondo, sensibilizzate e stimolate dalla necessità che l’uomo, avviato verso un sempre maggiore benessere e numericamente in rapida espansione, ha di ricercare nuove fonti di rifornimento. L’industria petrolifera, che già valuta l’esaurimento delle risorse sfruttabili sulla terraferma, è la prima a richiedere l’ausilio di un consistente numero di sommozzatori e promuove inoltre, con i suoio larghi mezzi, studi e sperimentazioni specialmente sulle immersioni prolungate.

Lo sport viene ridimensionato da tutto ciò, ma allo stesso tempo viene favorito perchè le affascinanti imprese dei pioneri delle grandi profondità gli restituiscono abbondantemente, quello che a suo tempo ha dato al campo professionale. Un altro fattore di fondamentale importanza, che non deve essere tralasciato per nessun motivo è la questione “sicurezza”; è necessario far notare al neofita questi diversi aspetti. É necessario che al neofita stesso sia possibile, fin dall’inizio dell’avventura con il mondo sommerso, differenziare tra quanto si addice alle sue capacità ed esperienze e quanto dovrebbe rimanere di competenza di coloro che, per necessità di lavoro, aumentano ed aggravano i rischi delle loro immersioni ma allo stesso tempo dispongono di capacità, di esperienze, di possibilità e di mezzi d’assistenza del tutto particolari e spesso eccezionali.

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