L’evoluzione dell’uomo nel corso della storia ha intrapreso molte vie portando alla conquista dei vari ambienti che lo circondano: uno di questi ambienti è proprio quello acquatico. Infatti le origini di questa disciplina sono congiunte al progredire della battaglia che l’uomo combatte per conquistare un posto nell’ambiente acquatico. Il Nuoto Pinnato è il risultato di una complessa ricerca da parte dell’uomo di adattare le proprie capacità fisiche alle condizioni richieste dall’ambiente acquatico, riuscendovi nell’impiego degli artio inferiori come mezzo di spostamento. Questa disciplina, a torto, è considerata una parente povera della più nobile disciplina del nuoto; infatti il Nuoto Pinnato è una disciplina appartenente alle specialità acquatiche che, avvalendosi di attrezzature (come pinne, boccaglio e bombole) permette al nuotatore di raggiungere delle velocità decisamente più elevate rispetto al nuoto. L’utilizzo di tali attrezzature risale addirittura ai tempi di Leonardo Da Vinci, ma è nella seconda guerra mondiale che alcuni reparti della Marina Militare utilizzarono per la prima volta le pinne, sviluppandole poi negli anni successivi per i vari impieghi subacquei. E’ verso gli anni ’60, però, che il Nuoto Pinnato si sviluppa, perchè fino ad allora veniva praticato nelle gare di fondo in piscine o in acque libere. Questa disciplina sportiva a livello internazionale nasce nel 1969 e i titoli vennero assegnati nelle varie distanze 100, 200, 400, 800, e 1850 metri maschili e femminili; fin da questo primo appuntamento di evidenziò l’elevata competitività degli atleti URSS, i quali ancora oggi continuano a detenerla dimostrando la costante presenza nei podi dei giorni nostri.

Successivamente al 1971 per il Nuoto Pinnato arrivò il momento di un’autentica rivoluzione: viene introdotto lo stile ondulato (simile allo stile “delfino” nel nuoto); venne introdotto nello stesso tempo un nuovo strumento natatorio che oggi rappresenta la vera essenza che caratterizza il Nuoto Pinnato moderno: la monopinna.

Si tratta di una pinna unica realizzata con vari materiali e nel 1972, grazie a questo nuovo supporto, per la prima volta un uomo nuota i 100 m sotto il muro dei 40” (39” 92) contro i 48” 74 del nuoto classico.

Il monopinna e il bipinna convivono alternando i successi fino al 1979, quando ci fu una totale conquista dei primati mondiali da parte degli atleti attrezzati con il monopinna, così tagliando fuori i nuotatori che usavano le due pinne.

L’affermazione di questa disciplina in Italia è avvenuta con l’attività nelle varie piscine e in acque aperte nelle quali le gare di fondo attiravano l’interesse di molti giovani allievi, portando così l’Italia a mantenere delle posizioni di rilievo nelle competizioni mondiali. Oggi l’Italia vanta numerosi titoli mondiali ed europei, nele competizioni agonistiche che si sono svolte in tutto il mondo. Il Nuoto Pinnato insieme alle Acque Interne, alle Acque Marittime e le Attività Subacquee, è uno dei settori che compongono la FIPSAS, nata nel 1942 e membro del Coni. Le competizioni agonistiche del Nuoto Pinnato sono sfociate in varie specialità che si differenziano tra loro tramite la distanza da percorrere e nelle varie modalità. Analizzandole queste più nel dettaglio troviamo innanzitutto le attrezzature, le quali sono molto sofisticate e che comprendono:

  • pinne: classiche le due pinne in gomma o fibra di vetro ma molto più utilizzato è il monopinna, il quale consiste in un unica pinna molto grande (60/80 cm di larghezza e 60/80 cm di lunghezza) a forma di cuore dove sulla punta si trovano gli alloggiamenti dei piedi e viene azionata contemporaneamente da entrambe le gambe con un movimento molto simile a quello del “delfino”;
  • boccaglio (aeratore): un tubo di plastica con dimensioni che non possono superare (per regolamento) i 2,3 cm di diametro interno e i 43 cm di lunghezza, anche perchè se l’aeratore è troppo corto si riempirà d’acqua e se troppo lungo sarà difficile cambiare aria. Questo strumento deve permettere all’atleta di non variare l’assetto (infatti tutti gareggiano con l’aeratore frontale che non impedisce il tuffo dal blocco di partenza), durante la respirazione;
  • bombola: viene usata nelle gare di velocità subacquea, la sua forma varia in funzione della specialità ma comunque non inferiore a 0,5 litri per regolamento. E’ costruita in acciaio in cui la parte anteriore è bombata per una migliore penetrazione e sulla parte posteriore è posto il rubinetto al quale è collegato l’erogatore.
  • erogatore: è un riduttore di pressione che permette di fornire aria a richiesta tramite i suoi dispositivi. Si collega al rubinetto della bombola e la sua principale funzione è quella di ridurre la pressione della bombola da alta pressione (200 atm) a bassa pressione. Nella parte anteriore c’è un dispositivo che permette l’erogazione d’aria tramite una frusta che porta al 1° stadio e l’adatta alla pressione richiesta in quel momento. Nella parte posteriore è alloggiato un boccaglio nel quale si trova il dispositivo di scarico dell’aria respirata.

Oltre a questa attrezzatura, nelle gare di fondo si aggiunge la “muta” che serve a proteggere il corpo dal freddo. La nuotata del Nuoto Pinnato è derivata, come gia detto, dallo stile “delfino” e fa assomigliare il nuotatore ad un vero e proprio delfino. Le braccia devono essere necessariamente ferme ed estese in avanti sopra la testa: tale posizione è chiamato “assetto”. Il fatto di nuotare completamente immersi conferisce maggiore velocità eliminando le turbolenze che si creano in superficie consentendo così al nuotatore di sfruttare dappieno la spinta della monopinna. Tutto questo può sembrare molto complesso, ma in realtà.... lo è !!!

Questa disciplina contempla le gare di velocità che si svolgono in piscina e si suddividono in:

  • gare di superficie: sopra la superficie dell’acqua con distanze di 50, 100, 200, 400, 800, 1500, 1850 metri e staffette 4x50, 4x100, 4x200 mt.
  • gare di apnea: sotto la superficie dell’acqua senza l’ausilio di respiratori con una distanza unica di 50 mt.
  • gare velosub: sotto la superficie dell’acqua ma con l’ausilio di respiratori con distanze di 100, 400, 800 mt.

 

e contempla gare di fondo, le quali si svolgono in superficie ma in acque libere (mare, lago); le distanze sono di 3000, 4000, 6000, 8000, 20000 metri e staffette 3x2000 mt.

Questo sport comunque è, come tutte le attività sportive, frutto di un impegno tecnico e agonistico costante nel tempo, rappresentando (per cosi dire) la Formula Uno degli sport acquatici.

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