Una barca, a molte miglia da terra, ferma e a motori spenti, che affida un’abbondante pastura alle correnti nella speranza di un grande pesce pelagico: questa è l’essenza del drifting, una tecnica di pesca fra le più coinvolgenti. Il nome drifting contraddistingue la pesca dalla barca in deriva, anche se con questo termine si intende esclusivamente la pesca al tonno gigante, praticata con barca in deriva oppure ancorata ed utilizzando canna e mulinello. Questa tecnica, ormai largamente diffusa, è stata introdotta nel nostro paese negli anni '70 per merito di un medico bolognese, Adamo Benfenati, che applicò ed adattò alla realtà adriatica, le tecniche utilizzate dai francesi.

Una delle particolarità del drifting è l'impiego esclusivo della sarda come esca e della necessità della pasturazione continua, sempre con la sarda, effettuata con una particolare tecnica, chiamata "strisciata". Va precisato che la pratica del drifting non è proprio alla portata di tutti, sia in termini di esperienza sia in termini di risorse economiche necessarie, visto che per praticarla è indispensabile una barca con spiccate caratteristiche di altura e un'attrezzatura da pesca di prim'ordine. Le caratteristiche della barca da impiegare per il drifting, la collocano nella fascia dei "fisherman" o almeno, in barche spiccatamente d'altura visto che questa tecnica prevede la raggiunta di luoghi distanti 10-15 miglia dal porto più vicino e quindi è necessario essere a bordo di un'imbarcazione capace di affrontare ogni evenienza. Inoltre, la cattura di un tonno gigante non si esaurisce con la ferrata, al contrario, il bello comincia proprio in quel momento e possono essere necessarie 2 o 3 ore per salpare un pesce di 200 Kg. Anche la barca deve essere attrezzata per il drifting, con il montaggio di una sedia di combattimento e sufficiente spazio in poppa, oltre a un GPS e a un ecoscandaglio.
Passando all'attrezzatura, per questa tecnica sono necessarie almeno tre canne scelte in base al sistema di combattimento che si vuole utilizzare o sarebbe meglio dire, a quale tipo di combattimento è predisposto chi deve recuperare la preda. I sistemi sono due: la sedia di combattimento o il sistema stand up.
Il primo sistema prevede, subito dopo la ferrata, di sedersi ed agganciarsi alla sedia di combattimento e di infilare il piede della canna nell'apposito bicchiere posto in mezzo alle gambe di chi vi sta seduto. Inoltre la canna è fissata al giubbotto di combattimento tramite due ganci che collegano il mulinello al giubbotto stesso. Questa "imbracatura" permette di scaricare la forza di trazione esercitata dal tonno anche sulla sedia stessa e sul busto, risparmiando in parte le braccia che possono anche mollare per qualche secondo la presa senza correre il rischio di finire in acqua!
Il sistema stand up, come dice il nome, prevede che il combattimento sia fatto in piedi, fissando il piede della canna nel bicchierino della cintura indossata da chi combatte e al solito giubbotto di combattimento. Si comprende facilmente che questo sistema è molto più faticoso, anche se più sportivo, e se non si ha un fisico preparato può risultare addirittura pericoloso, in quanto la forza sviluppata da un bestione può anche far "volare" in acqua il pescatore. Le canne per questi due diversi sistemi di recupero sono diverse per lunghezza, azione e conformazione, inoltre, la potenza, deve essere scelta in base alla stazza delle probabili prede, partendo dalle 30 libbre per i tonni di branco e le verdesche per arrivare alle 50-80 libbre per i tonni giganti e gli squali volpe. I mulinelli, adeguati per potenza alle canne, devono essere solidi ed estremamente affidabili e presentare una discreta capienza, capace di offrire una riserva di monofilo anche nelle situazioni più difficili. Per la frizione è meglio scegliere un modello a leva invece che a stella, in quanto presenta una regolazione più visibile e permette di segnare facilmente un punto di riferimento per la regolazione della ferrata e per il combattimento, magari tarati a secco, aiutandosi con un dinamometro. Orientativamente, la frizione va regolata per cedere filo su una trazione del 30-35% del carico di rottura della lenza utilizzata; quindi per la classe 30 libbre dovrà essere regolato sui 4-5 kg mentre per la classe 50 libbre andrà regolato sugli 8 kg. Per caricare il mulinello, esistono 3 alternative: il tradizionale Nylon, il Dacron e il più recente multifibre. Quest'ultimo, a parità di classe, permette di usare maggiore quantità di filo in bobina con un conseguente vantaggio in autonomia.
Per i terminali, si usa il nylon, meglio se al fluorocarbonio, con un carico di rottura da 100 a 200 libbre a seconda della stazza delle prede e del nostro senso di sportività. In caso si tenti la cattura di Verdesche e Squali Volpe è più sicuro impiegare un terminale in acciaio tipo piano wire, meglio se di colore nero.
Le girelle devono essere adeguate alla trazione a cui saranno sottoposte ed è conveniente utilizzare delle apposite girelle per le taglie di queste prede. Visto che l'esca utilizzata è quasi sempre la sarda, l'amo va scelto in base alla stazza della preda comunque sempre compreso tra le misure 7/0 e 10/0 in acciaio e perfettamente affilati. Nel caso di una ferrata, conviene sostituire l'amo con uno nuovo e rifare successivamente la punta a quello che appena utilizzato.
Altri accessori necessari per questa tecnica, oltre a quanto appena descritto, sono un robusto raffio se l’intenzione è quella di salpare la preda oppure una pinza per tagliare il terminale se la scelta ricade sullo "strike and release". Inoltre, per maggior sicurezza del pescatore e di chi deve manovrare il terminale nelle fasi finali del combattimento dovrà indossare un paio di robusti guanti. Infine, riguardo le strategie, la scelta è una sola: barca in deriva o ancorata. La soluzione può venire dalla profondità, in quanto è conveniente ancorarsi quando si pesca su fondali elevati. La pesca in deriva, invece, rende molto quando il vento e la corrente fanno spostare la barca lungo la stessa batimetrica, mentre in tutti i casi contrari l’ancoraggio è la soluzione migliore.

Come accade con tutte le tecniche vincenti, era inevitabile che il drifting incuriosisse anche quei pescatori che, per una ragione o per l’altra, non possono pescare nel regno dei tonni giganti o in quello dei squali.

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.